Circa un mese fa, nella famosa e luminosa cittadina di Las Vegas , è stato inaugurato un curioso museo. Si può entrare solo se si sono compiuti 21 anni. Non c’è stato il classico taglio del nastro davanti alle saracinesche issate. Ma è stata bruciata una corda di Canapa, per l’esattezza. Sì, perché stiamo parlando del Cannabination Cannabis Museum.
Inaugurato dal sindaco Carolyn Goodman e dal consigliere Cedric Cear, nel cuore del Las Vegas Fremant Street Experience, la seconda strada più importante della metropoli e la più antica arteria dove sorgono i più famosi casinò, è concepito come un percorso interattivo per far conoscere l’universo che gravita intorno Canapa.
Dedicato alla storia e alla cultura della pianta multitasking, ha un approccio diverso dalla concezione classica di museo. La prospettiva in cui, infatti, viene ripercorsa questa straordinaria storia è vestita di ironia. Senza prendersi troppo sul serio, e forse a volte questa può essere una mossa vincente, viene raccontato il percorso di una specie vegetale che per secoli è stata sfruttata attraverso svariati impieghi e che poi, per vicissitudini, interessi contrastanti e pregiudizi, è stata messa al bando e discriminata.
Qualcosa ora sta cambiando. L’Uruguay è il primo paese ad averne regolarizzato l’utilizzo. Il Canada l’ha seguito a ruota poche settimane fa, legalizzandone l’uso ricreativo. Un po’ alla volta comincia a sgretolarsi quella coltre fitta di proibizionismo che ha ostacolato il riconoscimento della foglia a cinque punte e dei suoi mille benefici.
Ma si sa, la storia è fatta di momenti bui seguiti da altri illuminati. E forse ora qualche luce si sta accendendo.
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Una notte al museo
Non si anima nulla. Niente prende magicamente vita rischiando di diventare cenere se un guardiano un po’ sbadato lascia scappare qualche reperto pluricentenario. Sicuramente però il magico museo della commedia di Shawn Levy e il Cannabination Museum hanno qualcosa in comune. Cercare di far rivivere processi ed epoche storiche attraverso un’esperienza immersiva. Lì potevi dialogare con Roosevelt, qui puoi immergerti in una vasca piena di infiorescenze. La magia dell’interazione.
Quello del museo americano è un percorso che mira a coinvolgere intensamente il visitatore. Sfruttando i cambi periodici degli allestimenti, ogni stanza è dedicata a un aspetto particolare.
Dalla coltivazione all’impiego nei diversi settori, quella che viene raccontata è una storia che dura da secoli. Tutto velato da un sottile strato di ironia. Divertente è il bong da Guinness dei primati che si trova in uno degli spazi. Creato da Jarame Baker Designs e Chihuly Glass, questa gigantesca pipa ad acqua è alta circa 7 metri. Bisogna specificare, comunque, che l’oggetto non è un invito all’uso personale all’interno degli ambienti del museo, che anzi sono vietati. Un oggetto spiritoso ed eccessivo magari, ma sicuramente curioso e simbolo di una cultura che per secoli è stata messa al bando e criticata. Contribuire alla conoscenza con l’immediatezza di un’esperienza visiva tipica della fruizione di un museo, è senza dubbio un’occasione unica.
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Iniziative che soddisfano curiosità e producono sapere
Tra fiere e saloni, festival e progetti vari, il Cannabination non è il primo museo dedicato alla Cannabis che viene inaugurato. In America esistono altre installazioni che come tema principe hanno il racconto di questa lunga storia interpretata da diversi punti di vista.
Ad Amsterdam, per esempio, c’è il Hash, Marijuana ed Hemp in cui all’interno delle sue gallerie è possibile scoprire il rapporto tra Canapa e religioni, riti e miti, la storia dei vari locali della città e tante altre curiosità.
Insomma il culto della Canapa non è una moda del momento. Non è una bizzarria che ha colto questi anni virando verso una mentalità legata alla semplice legalizzazione della pianta. La cultura della Canapa è un mondo fatto di tante cose. Come la cultura del caffè, del vino, della cioccolata, del tè. Una risorsa da conoscere perché vantaggiosa sotto tanti, troppi punti di vista.
Quindi ben vengano iniziative del genere. E anche noi di Hemp Act contribuiamo a diffondere informazione e conoscenza. Liberando ogni punto di vista.
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