I casi di censura accaduti in queste ultime settimane hanno scosso il mondo della cannabis in Italia. Ma non tutti i casi rilevati sono uguali.
Molte pagine e gruppi di attivisti e di supporto alla pianta libera hanno visto i loro account cadere per colpa dei soliti automatismi di Facebook nel rilevare le foto con piante di cannabis o eventuali promozioni legate ad essa, ancora considerate illecite. Purtroppo laddove aumenta la diffusione della foto, aumenta la probabilità che l’algoritmo di Facebook intervenga nella segnalazione automatica, nello screening e nell’invito ad eliminare la foto per poter ripristinare l’account. Questa violazione se reiterata nel tempo, potrebbe portare alla chiusura della Pagina o della community, a meno che il gruppo non sia impostato come chiuso.
Diverso è il caso della mancata promozione attuata da Facebook per promuovere alcune aziende italiane che vendono Canapa ad uso industriale: la sponsorizzazione spesso funziona su algoritmi differenti e a volte bypassa il sistema di controllo delle foto che comunque intima di non usare immagini dirette. Facebook ha recentemente oscurato le pagine di alcune tra le aziende principali dedite al commercio di cannabis light in Italia. Oltre alle fan page aziendali anche altri profili su diversi social network sono stati oscurati, su Instagram ad esempio.
Nessun comunicato ufficiale ha dato motivazione della scelta compiuta di rendere inaccessibili i profili collegati alla cannabis light. Anche per questa mancanza di trasparenza i diretti interessati, nonché i clienti delle suddette aziende, hanno gridato al proibizionismo e all’inquisizione accusando i social di censura immotivata.
Perché oscurare le pagine Facebook dei commercianti di cannabis light?
Probabilmente la decisione è stata dettata dalla volontà dei gestori di prendere le distanze dalla pubblicazione di contenuti soggetti ad uno stato legale a loro parere controverso. Quindi dopo i blocchi in dogana di molti prodotti e vari tentativi di screditare questo commercio ora viene messa in atto anche questa politica di oscurantismo.
Quello che sembra sempre più evidente è quanto il vuoto legale che non accenna ad essere colmato alimenti questi pregiudizi nei confronti di un business che non chiede altro che agire nella più completa trasparenza e legalità.
Inoltre appare a dir poco non professionale il fatto che, senza preavviso né spiegazione, sia stato bloccato l’accesso a quella che per molti è una vetrina non solo sociale ma anche commerciale molto importante, senza aver in alcun modo violato il regolamento e tanto meno la legge italiana.
Secondo il social di Zuckerberg tali pagine aziendali non rispettano gli standard della comunità del social e quindi sono state bloccate senza possibilità di replica o appello alcuno. Quello che a Facebook sembra non piacere è il fatto che la cannabis light sia legale in Italia: per questo ha arbitrariamente deciso di mettere al bando chiunque la pensi diversamente da lui. Nonostante il mercato sia completamente legittimo e a norma di legge.
Tutela della comunità o manipolazione dei contenuti?
Per farsi un’idea della posizione di Facebook in merito al dibattito sulla cannabis light basta pensare che il social ha appena censurato la campagna referendaria californiana per la sua legalizzazione, ben consapevole del peso che un passo del genere possa avere sul dibattito politico e sull’opinione pubblica.
I social sono nati come una grande rivoluzione e di sicuro hanno dato a tanti business la possibilità di raggiungere milioni di consumatori e dato un twist al mondo della comunicazione. Ma oggi come oggi questi gesti dispotici e arbitrari (di chi non deve dare spiegazioni a nessuno e può decidere per gli altri indisturbato) ci invitano a riflettere sulla pericolosità dettata dal monopolio di un mezzo di comunicazione tanto potente e sugli abusi informativi che ne possono conseguire. Questa decisione di Facebook significherà per alcuni imprenditori che operano nella più completa legalità la perdita di ore di lavoro, contatti e visibilità. La prossima volta sarà qualcun altro a incorrere nell’ira dei social: un partito politico, una particolare legge, una religione… e chissà quanto a lungo la macchina della democrazia tollererà ancora questi evidenti soprusi.
Cosa considerare quando pubblichiamo su un social network?
È importante ricordare, in qualsiasi discussione su Facebook e, in effetti, su qualsiasi piattaforma di social media, che questi siti “SOCIALI” non hanno alcun obbligo di ospitare i contenuti. Caricare qualsiasi cosa, sia essa testo, foto o video, non garantisce che rimarrà pubblicata. Né garantisce all’autore del caricamento nessun diritto. Al contrario è dimostrato che più di alcuni utilizzatori di Facebook credono che una volta che le immagini vengano caricate sulla piattaforma, diventino proprietà di del social. Anche questo non è assolutamente vero, tuttavia pubblicando sta fornendo implicitamente la tua autorizzazione per utilizzare il contenuto di tua “proprietà intellettuale”: hai dato loro questo diritto quando ti sei registrato per il servizio.
In linea di principio, tutto ciò che viene messo su Facebook può essere cancellato da Facebook.