Un avvenimento sicuramente degno di nota perché contribuisce a fare un passo in più verso l’accettazione di un mondo che ormai sarebbe poco reale ignorare. Stiamo parlando del primo sindacato nato a tutela dei lavorati nel settore del Canapa Business.
Nasce nello Stato di Washington, dove la Cannabis terapeutica è legale dal 1998 e nel 2012 è passato il provvedimento per normalizzarne anche l’uso ricreativo. Quindi stiamo certamente parlando di una realtà statale che ha già compiuto passi importanti verso il tentativo di abolire dalla mente delle persone e delle istituzioni pregiudizi e luoghi comuni che hanno investito, e che tuttora perdurano in giro per il mondo, questa risorsa naturale.
È un mattoncino, non poi tanto piccolo, in più verso l’obiettivo di restituire dignità a una pianta che per secoli è stata sfruttata e che poi è precipitata nel buio della disinformazione e dei preconcetti. Perché ogni informazione e notizia, anche se arriva dall’altra parte dell’oceano, è una prova ulteriore che qualcosa effettivamente sta cambiando verso un approccio più cosciente.
Leggi anche: Las Vegas: il museo immerso della Canapa è realtà
Tutti per uno, uno per tutti
Dal XIX secolo, dall’avanzata incontrastata e incontrastabile della rivoluzione industriale, che ha portato benessere e ricchezza per alcuni, miseria e alienazione per altri, è stato un crescendo sempre maggiore di consapevolezza tra coloro i quali si trovano ad appartenere alla categorie dei lavoratori. Una categoria che ha sicuramente tanti doveri ma che dovrebbe avere anche tanti diritti.
Molte sono state le lotte nel corso dei decenni per ottenere condizioni di lavoro rispettose, diritti riconosciuti, posizioni rispettate. Uno strumento, per alcuni pericoloso per altri utile e necessario, per altri ancora inutile e pericoloso, è stato sicuramente quello delle associazioni. Antenati lontanissimi e con finalità sicuramente diverse, erano le confederazioni di arte e mestieri dal sapore medioevale, le famosissime Trade Unions, società di mutuo soccorso, società operaie.
Insomma, con la società moderna e contemporanea diventa comune, quando non necessario, riunirsi in gruppi per far ascoltare la propria voce. E perché riesca ad arrivare diretta alle orecchie da chi, altrimenti, sarebbe difficile farsi ascoltare.
Il sindacato della Cannabis
Nasce negli Stati Uniti, famosi per essere spesso banco di prova delle più disparate novità e stranezze. La novità c’è anche stavolta, ma più che stranezza, ora parliamo di una svolta importante nel riconoscimento di una realtà che diventa sempre più tangibile.
Si forma il primo sindacato che mette insieme i dipendenti di un negozio che commercializza prodotti di Canapa. Circa 100 lavorati dell’azienda Have a Heart che si riuniscono sotto un’unica guida per poter avere accesso garantito alle prestazioni pensionistiche e sanitarie. Una firma stipulata con l’UFCW, il più grande sindacato privato, che miri a tutelare le richieste dei permessi, di maternità ed eventuali problemi in materia di licenziamento.
Insomma, un sistema di aggregazione a cui, nel XXI secolo, ogni categoria di lavoratore può decidere di aderire o meno. E ora questa possibilità è riconosciuta anche per chi lavora nel mondo della Cannabis. Un riconoscimento importante perché è l’attestazione di un’esistenza. E perché quando prendono forma queste occasioni vuol dire che si riconosce la necessità di tutelare una mole di lavoratori che diventa sempre più numerosa. Nel stato di Washington, secondo i risultati del Washington State Institute for Public Policy (WSIPP), nel 2016 sono state impiegate circa 10 mila persone in questo settore. Non si può chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che sta acquisendo dimensioni così importanti. In America, così come in altre parti del mondo.
Leggi anche: Come pubblicizzare la Cannabis Light senza trovarsi nei guai
In Italia, ci stiamo provando
Noi italiani non siamo però da meno. Nel nostro Bel Paese c’è da qualche mese un’associazione che mira ad aiutare nello sviluppo economico e nella crescita le realtà aziendali che decidono di affrontare lo sfaccettato e forse ancora poco conosciuto, perché in fase di attivazione, mercato della Canapa. Scopo primario è regolamentare chi lavora nel settore canapicolo, tutelando tutto il processo, dalla produzione alla lavorazione e alla vendita.
Si chiama A.S.A.C.C., Associazione sindacale autonoma coltivatori lavoratori e lavorazione Canapa. A fondarlo, nel luglio di quest’anno, un gruppo di toscani con a capo Lorenzo Cancogni, già inserito nel mondo dei sindacati. La loro mission va dall’intenzione di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica su questa materia, alla collaborazione con le istituzione affinché la legislazione si completi e risulti snella e chiara.
Questa è l’ennesima prova del fatto che il mondo della Canapa sta davvero tornando a essere visto come una risorsa dal quale attingere per trarre benefici in diversi ambiti. Una realtà che varietà ulteriormente lo già sfaccettate mondo del lavoro, arricchendolo di prospettive nuove e interessanti.
Leggi anche: Hemp Act a Piazza di Spagna raccontato da chi ci lavora: l’intervista a Lucia
[…] Leggi anche: Quando l’unione fa la forza. Anche in tema di Canapa […]