Complice la recente delega per le politiche anti-droga assegnata alla pentastellata Fabiana Dadone, già Ministro per le Politiche giovanili e simpatizzante dell’antiproibizionismo, il dibattito sui benefici della legalizzazione delle droghe leggere è tornato a infervorarsi negli ultimi tempi.
Non ultima la provocazione della Dadone ai parlamentari che si sono opposti alla sua nomina e che tuttavia non hanno raccolto la sfida di un test antidroga a tappeto nelle camere per verificare la coerenza dei suoi detrattori.
Quello su cui insiste il Ministro non è il via a un tana libera tutti per il commercio e l’uso indebito di sostanze psicotrope, ma una depenalizzazione delle droghe leggere destinate all’uso personale e terapeutico.
Sempre più paesi legalizzano il consumo della cannabis
Il clima internazionale riguardo all’uso, coltivazione e detenzione della cannabis sta cambiando velocemente. L’idea negativa associata alla consumazione di droghe leggere si fa evanescente di fronte alle evidenze scientifiche e ai dati economici che la liberalizzazione del commercio comportano.
In primo luogo, la legalizzazione porterebbe a un significativo decremento delle attività connesse allo spaccio e al traffico illecito di droghe, sottraendo una fetta importante di guadagni alla criminalità organizzata. Guadagni che invece potrebbero finire nelle casse dell’economia legale, attraverso il libero mercato.
A questo si aggiunge un risparmio legato al taglio delle spese in materia di arresti, operazioni antidroga e detenzioni a breve e lungo termine.
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I costi del proibizionismo e i mancati guadagni
L’Undicesimo libro bianco sulle droghe ha presentato i risultati di un’analisi condotta sull’impatto economico e sociale del proibizionismo e della legge antidroga, evidenziando una perdita di fondi pari a 20 miliardi di euro spesi nello strenuo e infruttuoso tentativo di reprimere la coltivazione e l’uso di cannabis e similari. Per non parlare del sovraffollamento delle carceri e i relativi costi di spesa pubblica.
Secondo il ricercatore ISPC CNR Pietro David, la legalizzazione porterebbe invece nelle casse dello stato sotto forma di entrate fiscali legali circa 10 miliardi di euro “puliti” l’anno.
Non solo, il settore potrebbe dare occupazione a 345.000 persone creando nuovi posti di lavoro e supportando quelli già esistenti di agricoltori, coltivatori e fattori.
Le ricerche negli stati tolleranti
Dati alla mano, è emerso come negli Stati Uniti, in Canada e in paesi europei dove il consumo a scopo ricreativo della cannabis è tollerato o legalizzato e normato, i risvolti negativi di tale politica siano di gran lunga superati da migliori guadagni economici e di stabilità sociale.
Ad esempio, anche se in un primo momento dalla legalizzazione si è registrato un aumento di incidenti stradali e disordini sociali riconducibili a stati alterati da sostanze stupefacenti, la tendenza è quella di una drastica riduzione e normalizzazione di queste tipologie di problemi dopo pochi mesi dall’introduzione delle leggi.
E sebbene possa destare sconforto o sospetto per le fasce d’età più giovani, la legalizzazione non comporta un abuso o una crescita della richiesta e dell’uso da parte degli adolescenti. Questo perché ogni acquisto è monitorabile e rintracciabile chiaramente, alla luce del sole, fermo restando che la vendita sarebbe vietata ai minori e perseguita a norma di legge.
Oltre il pregiudizio, un nuovo futuro per la cannabis
Domanda ce n’è – e tanta! – , offerta anche, spesso non sicura o di dubbia provenienza. Perché arroccarsi dietro a pregiudizi stantii dettati dalle convenzioni sociali, lasciando alle attività illecite il compito di soddisfare le richieste del mercato?
La cannabis potrebbe aiutare persino la rivoluzione ecologica che va attuata nell’immediato per scongiurare i cambiamenti climatici, affiancando o sostituendo le fibre tessili o i contenitori di plastica, nel totale rispetto dell’ambiente.
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